L’antica terra della libertà
Io dico, sono tempi che alla gente gli è scivolata la testa dal collo. Che è vero, scuole dell’obbligo, università, siamo pieni di istruiti. Tutta gente che ha tenuto una corona d’alloro sulla capoccia. Però oh, trovare uno che pensa con la sua testa è raro.
Mi sono chiesto, ma i pensieri che faccio sono miei o no?
Ognuno c’ha i suoi crucci, le sue magagne, è ovvio. Sono cose comuni, non ci scappi. Ma c’è una questione, dico io, che sta sopra a tutto il resto. Una parola, al di là dei soliti problemucci.
Ci penso spesso; ho l’impressione che, come dire, ultimamente non ci pensi più nessuno… Libertà, ecco la parola.
La si sente poco, in bocca alle persone. Che ti vien da pensare, urca! Libertà, paroloni… Ma cosa vuol dire, di preciso?
A me, se dico libertà, vengono in mente i giaguari maculati che galoppano sulla terra arida. Se poi, però, provo a pensare a degli uomini… Cosa volete, uomini liberi non riesco a immaginarli.
I giaguari non hanno mica i pensieri; la gente invece, un macello… Siamo tutti impantanati nelle ansie, nelle depressioni, nelle frustrazioni e via scartabellando. Liberi un corno.
Ho dovuto far dei sacrifici, io. Per tre anni ho tenuto le braccine corte; ristorante solo una sera a settimana, e niente vacanze. È una gran scocciatura, quando arriva agosto, che gli altri partono per Ibiza, Formentera e tu lì, muto, inchiodato a casa tua. Sono rinunce mica da tutti. Ma adesso, se qualcuno mi chiedesse, oh Giulio, cos’è per te la libertà? Una risposta credo che ce l’avrei.
Certe sere dopo il lavoro, scendo in garage, e lì c’è la mia Cagiva Mito. Comprata coi miei soldini, fino all’ultimo centesimo. Accarezzo la sella, e do due colpi di spugna al telaio e al fanalone, così brillano. La metto in moto, anche. Solo per un paio di minuti.
Mi suona dentro le vene, la mia Cagiva. Mi si scalda il sangue a sentirla rombare.
Sgobbo tutta la settimana come un mulo, però il sabato arriva sempre. Allora la tiro fuori dal garage, di prima mattina, e via, parto.
Vado su a San Marino, che mi piace da matti quel posto. Le strade là hanno le curve disegnate come dio comanda, e di traffico ce n’è poco. Ma più di tutto, alla dogana, vedi quel cartello enorme… Ci arrivi a tutto gas, in sella al tuo bolide, e leggi, in alto:
“Repubblica di San Marino. Benvenuti nell’antica terra della libertà”.
Oh, ogni volta che passo di lì mi si rizza il pelo.
Con la striscia bianca della strada che si srotola sotto, e l’aria che mi pulisce la faccia, e il mio pugno destro, chiuso attorno alla manopola dell’acceleratore, cosa volete… Io mi sento benissimo, così bene che mi torna la voglia di ascoltare i pensieri che ho.
E sabato scorso, appena arrivato a San Marino, erano le undici e mezza, ho parcheggiato vicino a un parco e mi son messo a petto nudo, che faceva caldo. C’ero solo io.
Seduto a cavalcioni sulla Cagiva, a occhi chiusi in fronte al sole, ho sentito che la luce mi trapassava. C’era questo giallore che entrava a dipingermi il cervello. Le mie beghe in un soffio erano sparite, e avevo pensato: ha fatto il suo tempo, ormai è cotto, ma Berlusconi, chissà come mai i suoi partiti li aveva chiamati Casa delle Libertà, e Popolo della Libertà…
Avevo riaperto gli occhi, e lì sulla mia mano c’era una coccinella; aveva le macchioline sparse e la testa grossa, nera. Una meraviglia, così piccola. È rimasta su di me per cinque o sei secondi.
Poi, di colpo, come se si fosse agitata per un qualche motivo, ha sbattuto le ali ed è volata via.
Forse è questa, ho pensato, la libertà? Un affare che ti cala addosso, e dentro la testa insieme. Lì per lì sembra bellissima, ma non fai in tempo a renderti conto, che sparisce.
Dopo mi ero rimesso la maglietta, e accesa la Cagiva, che era ora di tornare a casa, mi ero infilato il casco, ma altroché la coccinella… Mi era salita una gran ansia. Un nuvolone nero, arrivato così dal niente. Col casco in testa, sulla strada del ritorno avevo avuto paura di soffocare.
Una condanna: o fai qualcosa che ti piace, che ti fa sentire stimolato, oppure cadi preda del cervello, ti inghiotte nella sua pancia di pensieri. Come si starebbe bene, senza testa.
Quella sì, che sarebbe la libertà.
