La chiamata
Esci fuori.
Sono qui, ti sto aspettando. So cosa ti trattiene, hai paura, ma non è la paura di ciò che non conosci. Sei tu.
Gli specchi non c’entrano; non è quello che vedi, a spaventarti.
Correrai dei rischi, ma non è questione di fortuna, dipende da te. Anche dagli altri, ma soprattutto da te. Non devi contare sulla facilità dell’impresa, ma sulla sua riuscita.
Qui stiamo bene perché sappiamo di poter migliorare. Tu pensi che sia meglio custodire quel poco che hai per non perderlo, ma io ti dico che quel poco non è niente. Non si tratta di scommetterci, ma di crederci. Tu non sai cosa ti aspetta e hai paura, allora fidati di chi sa, fidati di me.
Non dico d’imitarmi, siamo diversi, non voglio dire che io sia migliore, anche se ho più esperienza, ma di prendermi ad esempio, questo sì, lo posso dire. Lo sento, il tuo scetticismo, ma chiediti quando sei stato felice l’ultima volta. Pensaci bene. Senti la mia risposta: ora. Sono felice perché sto facendo la cosa giusta, non la più sicura, quella giusta. Ecco la differenza tra me e te.
Non hai risposto. Potrei farlo al tuo posto, ma non voglio sentirmi superiore. Ridi, lo sento, ma non è la verità che ti guida, è la convenienza. La convenienza basata su un calcolo sbagliato. Allora, lasciamelo dire, sei sbagliato anche tu. Tutta la tua vita è un errore, ma questo non giustifica altri errori. Hai un’opportunità. Hai una guida. Seguimi.
Se non lo farai ti aspetterà la vita di sempre, solo peggiore, perché invecchierai. Hai sempre diffidato degli altri, ma la vecchiaia è dura quando si è soli. Ne ho visti parecchi come te, e nessuno che non fosse pentito. Allora sì, che sarà tardi. Passerai gli ultimi giorni nel rimpianto.
Sono molte le cose che posso insegnarti. L’amore, ad esempio. L’odio. Un’intera gamma di emozioni che hai sotterrato. Potrei raccontare le avventure che ho vissuto, i successi che ho ottenuto, il bene che ho ricevuto da così tante persone. Un giorno potresti essere tra queste. Non voglio sembrare presuntuoso, valuterai tu se ringraziarmi o no. Non voglio niente in cambio. Non voglio nemmeno la tua gratitudine.
Se ancora non mi credi rifletti. Quand’è che sei diventato così? Sì che lo ricordi, non fingere. Un trauma. Una separazione. Un litigio. Ti sei detto mai più. Lo so, non può essere così semplice, ma non farti ingannare. Non sono gli eventi e le loro conseguenze a fare la differenza. Non è il mondo a decidere. Sei tu.
Non sei l’unico, ma ci sono persone che, come me, preferiscono lottare nella realtà. Vada come vada, hanno già vinto. Io sono un vincente. Due volte vincente: perché ho lottato e perché dalla lotta ho tratto beneficio. Alla parola lotta tremi perché non sei preparato, non ancora, ma lo diventerai. Quando accadrà mi considererò tre volte vincente.
Pensa al futuro: ricoprirai il mio posto, non avrai dubbi, ti rivolgerai a quelli che, come te ora, si accontentano. Li troverai prevedibili nella loro diffidenza per partito preso, patetici nella salvaguardia delle loro certezze, ottusi nel rifiuto di ogni alternativa. Non c’è migliore gratificazione che confrontarsi con ciò che si era per appurare di non esserlo più. Pensare di essere nel giusto è gratificante, ma averne la certezza… dovresti provare.
All’inizio sarà difficile e non essendone capace dovrai annullare la tua capacità critica perché è solo forza dell’abitudine. Lascerai che sia io a decidere finché non sarai in grado di farlo da solo. Sarai riprogrammato. Non lo sei, ma reagisci come una macchina. Cerchi di mantenere la tua condizione. Ti manca una visione d’insieme, la domanda di fondo. Non ti chiedi se questa condizione meriti di essere preservata.
Quando tornerai in possesso delle tue facoltà non sarà finita. Dovrai essere autonomo, imparare a comportarti come avrei fatto io. Sarà un percorso lungo, ma nel momento in cui deciderai di provare il peggio sarà passato. Il peggio è quello che sei ora. Non lo sai perché nessuno ti vede, nessuno ti giudica, nessuno tranne te.
Non ti garantisco nulla, solo che starai meglio. Là fuori c’è una moltitudine che ti aspetta; essere parte di una collettività, condividerne i rituali, credi di non desiderarlo, ma sei umano. Sei nato per questo. Per vivere con gli altri. Sei più simile di quanto credi. Hai bisogno di noi per sentirti utile e noi di te per essere funzionali.
Si tratta di avere un posto nel mondo. Per non essere collocato sei fuggito, ma anche il tuo è un posto, solo più angusto. Se proprio lo vorrai, dopo aver provato, potrai tornare indietro. Saresti il primo.
Ne ho visti tanti come te, non mi aspetto sorprese. La ricerca dell’individualità privata del confronto porta alla ripetizione. Hai rifiutato gli schemi del vivere comune per ricadere in altri schemi. Cercando di diventare un sistema chiuso, tappando ogni falla, sei evaporato dall’interno.
Da noi la diversità è favorita per consentire la differenziazione della specie e allontanare la noia. Ci sono dei limiti, dobbiamo difenderci, ma oltre i limiti non può esserci espressione del sé, solo deriva. Noi la preveniamo per l’interesse del singolo e per quello comune.
Il mondo come lo conoscevi è scomparso, qualunque cosa ti fosse dispiaciuta non c’è più o non è più come prima. Dovrai disabituarti al culto dell’autosufficienza e abbracciare un ambiente dove ogni sforzo è bilanciato sulle possibilità del singolo. Chiediamo quanto ciascuno può dare e a ciascuno presentiamo un ventaglio di possibilità tra cui scegliere.
La tua è la libertà di un prigioniero in una cella senza carcerieri. Non c’è nessuno che ti dica cosa fare, ma ci sono le sbarre. Quello che hai sognato fuggendo lo troverai tornando. Io ti offro la chiave per uscire. A tutti facciamo la stessa offerta, la trattativa è la stessa, il risultato anche. Non siamo noi a essere persuasivi, è l’offerta a essere irrinunciabile.
Una volta accettata recupererai il tempo perso, raggiungerai quelli che nel mondo ci hanno sempre vissuto e, sapendolo apprezzare in confronto all’esilio, li supererai. Non dico che avrai quello che hai sempre desiderato, non lo dico perché i desideri che hai formulato non sono niente rispetto a quelli di cui non sospetti l’esistenza. Ma imparerai anche questo, a desiderare, a soddisfare i tuoi desideri, a desiderare ancora, a non sentirti mai sazio.
Hai già iniziato. Ti sei accorto dello sbaglio e sei pentito. Il passato ti serva da monito, ma è al futuro che devi guardare. Lascia le tue cose, non sono niente, anche i vestiti, li bruceremo insieme.
Ecco, è l’ora. Allunga la mano. Vieni a me.
Immagine: PaperAndCrayons
Milo Busanelli è nato nel 1981 a Reggio Emilia. Ha pubblicato oltre 25 racconti su riviste e blog, tra cui Carie, Cadillac, inutile, L’Inquieto, Colla, Verde, Cattedrale, retabloid e Nazione Indiana.