Facebook: la top ten
La top ten dei contatti (ignoti) che ti chiedono l’amicizia su Facebook:
10) La porno porca
Stragnocca, in pose che definire esplicite è davvero poco, spesso dietro si nasconde o un sito a pagamento o qualche curiosissimo utente del sud est asiatico che, dopo le prime due o tre foto porno, mette le sue in compagnia di donne velate o in sella a motorini fatiscenti, con sfondo la Malesia o l’Indonesia. In quest’ultimo caso, cosa voglia da te è davvero un mistero. Grado di pericolosità: 7
9) Il poeta/la poetessa
Individui pericolosissimi, spargono richieste di amicizia come se dovessero ricongiungere il mondo e attirarlo nel loro vortice nero di versi terribili, lunghi, estenuanti, macchinosi, illeggibili. Mai accettare l’amicizia: puntuali come cartelle esattoriali, arriveranno i post quotidiani di versi con il tuo nome taggato. Particolare curioso: le “poesie” si alternano con immagini di natura selvaggia. Sempre. Variante simile: il ricettaro. Al posto delle poesie ricette di cucina, al posto delle immagini di natura, piatti cucinati. Grado di pericolosità: 6
8) L’amico dell’amico dell’amico dell’amico
Osvaldo Bernardi. Leggi il nome di chi ti chiede l’amicizia. “Ma chi cazzo è?” ti chiedi smarrito. Quindi controlli le amicizie in comune. 3367. Quasi l’86% dei tuoi contatti. In pratica dovrebbe essere perlomeno tuo fratello. Il buon Osvaldo è uno che vampirizza i contatti degli altri. Compulsivamente. Ne punta uno e, a cascata, chiede l’amicizia a tutti gli amici di questo. Ti arrivano messaggi in privato: “scusa, ma Osvaldo è un tuo amico?”. No, rispondi, e un po’ ti vergogni. C’è da dire che spesso l’Osvaldo di turno non si palesa quasi mai, mai un like, mai un commento. Evidentemente gli basta essere entrato nella tua cerchia. Grado di pericolosità: non classificabile
7) Il nemico
Se sei juventino, viene uno del Toro. Se voti Democrazia Cristiana, arriva un vecchio bolscevico; se sei buddista, ecco il testimone di Geova. Ti studia, ti segue silente per un po’, e quando ti ha profilato per bene, tac, cerca di penetrare nella tua cerchia. Dopo c’è solo la deflagrazione di bombe atomiche di polemica. Grado di pericolosità: 9
6) Il senza volto
Può essere uomo, donna, animale; può essere giovane, vecchio, coetaneo; può essere ricco, povero, straniero, italiano, magro, grasso, alto, basso; può essere tutto, insomma, ma tu non puoi saperlo. Dal suo profilo nulla trapela. Non una sola immagine che spieghi chi sia. Non un post personale, uno sfogo intimo, qualcosa che fornisca coordinate emotive per comprendere con chi hai a che fare. Solo foto di: quadri, gatti, tramonti, spiagge, barattoli di marmellata, arcobaleni, unicorni, meme motivazionali, battute, citazioni di discutibile attribuzione. Potrebbe essere un account robotico, per quello che ne sai. Potrebbe essere chiunque. Tra tutti è quello che più ti fa chiedere: ma che cosa vuole da me? Sì, perché il senza volto raramente interagisce con te, una volta accettata la sua amicizia. Compariranno solo questi post insulsi, a ritmo continuo.
Grado di pericolosità: non classificabile.
5) Il professionista
Broker, assicuratori, piastrellisti, agenti immobiliari, carrozzieri, impiegati di concessionarie, killer, spacciatori, ristoratori, guru di sette psicomanipolatorie. Sono pagine di lavoro, cavalli di troia per venderti qualsiasi cosa. Copertine con loghi anni ’80, post con lo stesso logo che si ripetono a cadenza settimanale, foto in giacca e cravatta o tailleur, ambigue proposte commerciali. E i messaggi in privato. Continui, martellanti, “vuoi un prestito?” e via con le condizioni. Elimini, elimini con foga. Torna sotto altri nomi, con altre sigle, cambia di continuo ragione sociale per rientrare tra le tue amicizie. Apre e chiude srl, sas, cambia categoria merceologica con un ritmo forsennato. Forse è sempre lo stesso individuo. Grado di pericolosità: 8
4) L’ex di turno
Compagno di scuola, collega di lavoro, amante, amico. L’ex prima o poi si ripresenta. Di per sé questa è una tipologia di contatto innocua: in fondo Facebook è nato anche per questo, per ricongiungere persone lontane. Il problema nasce quando – quasi sempre – tu di quest’ex non ricordi nulla, ma nulla di nulla.
“Ti ricordi in gita in quarta?”, “Hai presente quel collega che avevamo, al piano di sotto? Quello basso con le basette rosse?”, “Quella notte in spiaggia a Gallipoli? Io e te sulla sdraio a San Lorenzo mentre Carmine affogava?”: le domande si fanno serrate, sempre più specifiche, dettagli su dettagli, date, orari, una tabella meticolosa. E in te il vuoto. Ma chi ero? Chi sono stato? Ti chiedi in preda alla confusione. Il passato incalza, ti rotola addosso, cerca di afferrarti e trascinarti un varco spaziotemporale dal quale temi di non poter più uscire. La Stasi aveva metodi meno invasivi. Dopo qualche ora di continuo scandagliamento della tua memoria, è probabile che l’ex di turno ti dica: “Ma sai che forse mi sono sbagliato? Noi non ci conosciamo mi sa… Ti ho scambiato per un altro! Che ridere! Va bè piacere di averti conosciuto!” e sparisce. Grado di pericolosità: relativo.
3) Lo spirito affine
Fa parte del tuo ambito professionale, fa il tuo stesso lavoro, ha la tua stessa passione, condivide gli stessi interessi, vive la tua stessa vita. Sei editore, lo è anche lui. Sei insegnante, perfetto, idem. Se accetti l’amicizia il disastro si compie in due passaggi: primo ti inonderà la pagina di discussioni SEMPRE e SOLO relative alla vostra professione in comune. Non riesci a intervenire e spiegargli che, magari, su Facebook, ti piacerebbe scrivere e leggere di cose diverse, per svagarsi insomma. Non sente ragioni, ti inchioda al tuo ruolo sociale, al tuo mestiere. Secondo passaggio, quello finale, è mostrarti in ogni occasione quanto lui sia MEGLIO di te nel lavoro. Conosce più a fondo le regole, è sempre aggiornato sulle ultime novità, dispone di una rubrica di contatti affini pari all’elenco telefonico di Roma. Ti viene voglia di cambiare lavoro. A volte lo fai: sfinito, ti licenzi. E lì, lo spirito affine prima ti toglie l’amicizia, poi ti manda altri spiriti affini alla professione nuova che ti sei scelto. E la giostra ricomincia. Grado di pericolosità: 8+
2) Quello/a che nella vita reale conosci appena
Può essere il/la proprietario/a di un cane che incroci la sera all’area cani, uno con cui hai giocato a calcetto una volta, l’affabile tipo ccon cui ha scambiato due parole in fila in posta. Esso/a a volte ha la malsana idea di fare il salto: da semisconosciuto garbato, tollerabile, decide di chiederti l’amicizia. Rifiutare pare scortese. Accettare imbarazzante. Scopri di lui/lei e lui/lei di te cose che dovrebbero essere condivise. Penetra nella tua intimità, segue le tue evoluzioni social, scopre cosa fai, cosa mangi, dove vai in vacanza, per chi voti, per chi tifi, per chi preghi, chi ami. E, a differenza di tante amicizie SOLAMENTE virtuali, in questo caso capita SICURAMENTE di rincontrarlo nella vita reale. Scatta l’imbarazzo fortissimo: ti fa notare come ti sei accalorato per quella discussione sull’aborto; di come sei stato poco obbiettivo nel giudicare il rigore di domenica, di quanto sia stupito per le cose che scrivi e pensi: “non ti facevo così, sai?”. Ormai si sente tuo amico e quindi in diritto di commentare. Ma amico non lo è, cazzo. Proprio per niente. Solitamente in questi casi, si cerca di sfuggirlo dalla vita reale. Niente più area cani, il cane piscia nell’ingresso la sera, niente più calcetto e prendi dodici chili, in posta non ritiri più manco le raccomandate. Grado di pericolosità: 8 ½
1) Il freak
Ce ne sono tanti. Ognuno con il suo bel grado di stranezza. Hanno un vantaggio rispetto alle altre categorie sopra: la loro foto profilo spesso è talmente indicativa da metterti in guardia immediatamente. Negli anni io ho accumulato richieste di amicizia da: donne meridionali sovrappeso e di mezza età truccate come Moira Orfei e in pose sensualissime, uomini nudi pelosi abbracciati ad alberi, gente che si è cancellata il corpo con Photoshop lasciando solo la testa e intorno una macchia bianca, esseri umani in groppa a improbabili esseri animali, gente travestita da verdure, uomini e donne malamente vittime di fotomontaggi atti ad abbellire la persona. Grado di pericolosità: altissimo, tendente al massimo. Sono quelli che, ormai, accetto esclusivamente.

Vito Ferro è nato nel 1977 a Torino. È insegnante di scuola primaria.
Ha pubblicato L’ho lasciata perché l’amavo troppo (Coniglio Editore, 2007), Condominio reale (Edizioni di Latta, 2007), Mentre la luce sale (Lietocolle, 2008), (Las Vegas Edizioni, 2012), La vita va avanti (Autori Riuniti, 2016), La perdita degli anni (Autori Riuniti, 2018).